mercoledì 2 dicembre 2015

La RUSSIA: Erdogan e famiglia coinvolti nel traffico del petrolio rubato


MOSCA, 2 dicembre - Il Ministero della Difesa della Russia ha accusato oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la sua famiglia di coinvolgimento nel commercio illegale di petrolio con gli jihadisti dello stato islamico.
"Il consumatore principale di questo greggio rubato ai legittimi proprietari della Siria e dell’ Iraq è la Turchia. Secondo le informazioni disponibili, il livello più alto della leadership politica del paese, il presidente Erdogan e la sua famiglia, sono coinvolti in questa attività criminale”, il vice ministro  dela difesa Anatoly Antonov ha detto ai giornalisti.
I legami tra la Turchia e la Russia sono andati in frantumi dopo che Ankara abbattuto un jet sul suo confine con la Siria martedì scorso, con il Presidente Vladimir Putin che accusa Ankara di averlo fatto "per proteggere le linee di alimentazione di petrolio per il  territorio turco".
Erdogan aveva aspramente le precedenti affermazioni russe, insistendo si sarebbe dimesso se le accuse sono state dimostrate vere.
"Oggi stiamo presentando solo una parte dei fatti in nostro possesso, che esiste cioè una squadra unificata di banditi e dell’élite turca che lavora nella regione per rubare il petrolio dai suoi vicini", ha detto Antonov ha detto durante la conferenza stampa  nel ministero della difesa.
"Questo petrolio entra nel territorio della Turchia in quantità enormi, su scala industriale, lungo una pipeline vivente di migliaia di persone", ha detto.
La Russia sostiene di aver individuato tre percorsi attraverso i quali il petrolio dell'Isis giunge in Turchia. "Sono state individuate - ha detto il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un vertice delle autorità militari - tre rotte principali per il trasporto del petrolio verso il territorio turco dalle zone controllate dalle formazioni dei banditi in Siria e in Iraq". I proventi dell'Isis dal traffico illegale di petrolio ammontano a due miliardi di dollari l'anno, sostiene Antonov, precisando che i jihadisti si servono di questo denaro "per arruolare militanti in tutto il mondo, equipaggiandoli con armi, attrezzature militari e armamenti". Sulla questione è intervenuto anche il leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha detto: "Il petrolio dell'Isis viene venduto in altri Paesi, va a finire in Turchia". Lo ha detto nel suo intervento ai Comuni chiedendo di fare luce "su quali banche siano coinvolte nel finanziamento allo Stato islamico".

Nessun commento:

Posta un commento