lunedì 9 settembre 2013

Bimbo vercellese di 6 anni muore di malaria dopo una vacanza in Africa

NOVARA - Un bambino di 6 anni del Vercellese è morto all'ospedale Maggiore di Novara per sospetta malaria venerdì. Alcuni giorni prima era tornato da una vacanza di 2 mesi in Africa, nella casa del nonno in Guinea Equatoriale. Il bimbo è stato colpito da febbre alta, problemi respiratori e difficoltà a deglutire. Il medico legale aveva disposto l'autopsia che è stata rinviata perché la famiglia ha chiesto la nomina di un perito tecnico di parte.
Solo dopo l'autopsia verrà decisa la data del funerale. Il piccolo Lorenzo Tirelli giocava come attaccante nella scuola calcio della Pro Vercelli. Una morte che ha profondamente scosso la piccola comunità di Olcenengo, dove il piccolo viveva con il papà Bernardo, la mamma Milena, la gemellina Rebecca e la sorella Lucrezia di 11 anni.

Per il bambino era il terzo viaggio in Africa. Due mesi da sogno senza alcun problema di salute. Altre due volte aveva raggiunto con i familiari la Guinea Equatoriale a trovare la nonna e il nonno, che si erano trasferiti più di 20 anni fa in quel continente lontano, per motivi di lavoro. Ma non era mai successo nulla. Invece l'ultimo viaggio potrebbe essergli stato fatale. Il rientro a casa risale al 25 agosto, dopo una settimana il piccino ha manifestato i primi segni di malessere. Prima la febbre che si abbassava, poi i problemi respiratori e la difficoltà a deglutire. Il bimbo è morto subito dopo il ricovero al Maggiore di Novara.

La Pro Vercelli ha giocato contro la Pro Patria con il lutto al braccio, mentre amici e parenti si sono stretti attorno a papà, mamma e alle due sorelle, una gemella e l'altra di 11 anni. Nel paesino della provincia di Vercelli tutti li conoscono e tutti partecipano al dolore che improvvisamente ha straziato un'intera famiglia. Tra sei giorni il bambino avrebbe compiuto sette anni. Già aspettava la festa di compleanno e, ancora di più, l'inizio della terza stagione con la "Pro Vercelli Camp", la scuola riservata ai piccoli "leoncini" di cui lui andava orgoglioso.

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